Lavori fai-da-te, collette: ecco l’«hotel clochard»
di Elisabetta Andreis

Da scuola dismessa e abbandonata a dormitorio temporaneo per senzatetto. Ma adesso l’enorme edificio di porta Vigentina 15 ha superato se stesso, ed è diventato per i mesi invernali un «ostello sociale quasi cinque stelle destinato agli amici clochard». La definizione è dei trecento volontari che presentano con orgoglio il lavoro fatto nel giro di poche settimane.
Il gruppo ha preso in gestione per la prima volta il palazzo nel gennaio 2016: il Comune aveva dato loro fiducia per aggiungere posti letto ai quasi tremila già garantiti da Palazzo Marino e dalle associazioni per i giorni di maggior freddo. L’edificio, abbandonato da anni, era un disastro: macerie, finestre rotte, lavagne e banchi a pezzi, vecchi libri accatastati per terra. Quell’anno i volontari erano cinquanta: un gruppo di cittadini, professionisti e lavoratori di tutte le età. Presidi e bidelli, un cartolaio, un panettiere, avvocati, un portinaio, un procuratore aggiunto. E ancora architetti, un benzinaio, un elettricista, un video maker, diversi medici. Negli anni sono aumentati arrivando a quasi trecento, attivi nella struttura a turno da gennaio a marzo, per il grande freddo.
Non sono mancati inizialmente i timori del quartiere, superati poi in nome di una ineccepibile gestione. Il gruppo, che nel 2019 è diventato l’associazione «Senza Margini», quest’anno ha fatto anche di più. Pur di poter continuare a gestire l’edificio nonostante il covid, senza alcun finanziamento pubblico, solo autotassandosi, hanno ristrutturato tutto. «Da marzo dello scorso anno si erano insediati alcuni abusivi, a dicembre abbiamo trovato di nuovo uno sfacelo ma ci siamo rimboccati le maniche — spiega il presidente Federico Gallo Perozzi —. Volevamo consentire il maggior distanziamento possibile agli ospiti. Ognuno di loro, fino alla primavera, avrà una sorta di piccolo “monolocale” riservato, se si può chiamare così». Hanno ordinato il legno e costruito con le loro mani paratie per isolare camerette singole (la branda è fornita dalla Protezione civile, i tavolini per ognuno sono ex banchi di scuola rimessi a nuovo, gli armadietti sono stati comprati con colletta, le ciabatte tipo hotel regalate da una azienda). Hanno imbiancato, rifatto con il Comune l’impianto elettrico, costituito un nucleo di medici volontari per l’assistenza e i tamponi, stretto collaborazione con Emergency e Progetto Arca, ricavato una stanza di isolamento per chi dovesse accusare sintomi. Si danno i turni per pulizie e sanificazioni quasi maniacali, per la distribuzione dei pasti ci sono separé di plastica e dispositivi di sicurezza per tutti. «C’è persino un inviato speciale per i rapporti con il quartiere», sorride Tano, uno dei volontari. La loro squadra è collaudata, ma anche quella dei trenta clochard. «Da loro riceviamo il massimo aiuto», sottolinea Emanuela, insegnante.
La città ha voglia di fare. Ieri, davanti al Memoriale della Shoah, con ospite inattesa la senatrice a vita Liliana Segre, diverse associazioni tra cui Progetto Arca hanno raccolto nel giro di poche ore migliaia di coperte, vestiti e alimenti per i senzatetto, tanto da riempire dieci furgoni.

© Corriere della Sera